Sideremia, come si misura e quali sono i parametri normali nelle analisi del sangue

sideremia

Quando si parla di sideremia ci si riferisce alla valutazione della concentrazione di ferro nel sangue, che è possibile misurare grazie a un semplice prelievo venoso con le analisi di routine.

Ma perché questo metallo è così importante per il nostro organismo? Non di rado si associa alla mancanza di ferro condizioni di malessere, debolezza e stanchezza, sintomatologie che possono effettivamente indicare concentrazioni basse della molecola nel sangue. Ecco dunque cosa c’è da sapere sulla sideremia e quali sono i parametri normali da tenere in considerazione.

Ferro e transferrina

Nello specifico, la sideremia rileva la concentrazione del ferro non emoglobinico di “trasporto”, ossia quello che si lega nel sangue a una proteina specifica, la transferrina, responsabile della distribuzione del ferro dal fegato e dall’intestino ai tessuti che ne abbisognano.

Ma a cosa serve il ferro? L’elemento chimico, considerato ubiquitario sul nostro pianeta e di origine astronomica (non è un caso che siderurgia o sideremia condividano la stessa radice latina sidus-sideris, che indica proprio i corpi celesti), è essenziale alle funzioni vitali del nostro organismo, giocando un ruolo fondamentale nel trasporto dell’ossigeno, nella formazione dei globuli rossi e di alcuni enzimi, nel funzionamento dei muscoli.

In generale, assumiamo ferro dai cibi in cui il minerale è maggiormente biodisponibile, in special modo da carni rosse, pesci e molluschi, frutta a guscio e legumi. Una volta ingerito viene assorbito dalla mucosa intestinale e trasferito nel fegato, vero e proprio magazzino del ferro e organo deputato alla sua distribuzione.

Per fare in modo che entri nel circolo sanguigno, il ferro si lega alla transferrina o all’emoglobina, oltre a una serie di proteine minori come la ferritina, e per questo si distingue il ferro emico (EME), ossia quello circolante, da quello non emico (non-EME), ossia quello di accumulo che si trova prevalentemente nel fegato, nel midollo osseo e nella milza.

La sideremia misura dunque solo il primo tipo di minerale, potendo valutare anche la concentrazione proteina che lo trasporta.

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Di quanto ferro abbiamo bisogno?

Si stima che la quantità di ferro presente nel corpo di un uomo adulto sia pari a 3-4 grammi totali, e per mantenere questa quantità in equilibrio, sopperendo alle perdite naturali tramite feci e urine, bisognerebbe assumerne tra i 7,9 e i 10 mg al giorno in condizioni normali.

I valori di sideremia corrispondenti alla normalità oscillano tra i 53 e 167 mcg/dl per gli uomini e tra 49 e 151 mgc/dl per le donne.

In caso di sospetto di carenza di ferro e anemia o di ematocrito anomalo, il medico di base può prescrivere l’esame per individuare eventuali stati di iposideremia o iperferritinemia.

Livelli bassi di ferro: l’iposideremia

La carenza di ferro è alla base di alcune patologie ematiche, come l’anemia, di situazioni di cattivo assorbimento, degli stati di gravidanza, di malattie infettive o di formazione di neoplasie o di malattie infettive.

Può anche essere indice di emorragie interne o sanguinamenti prolungati, fino ad arrivare a segnalare l’infarto del miocardio acuto, ma più frequentemente si riscontra nei casi di un apporto alimentare della sostanza non sufficiente, oppure in seguito a sforzi sportivi intensi e costanti.

Influiscono sul malassorbimento del ferro anche il diabete, flussi mestruali troppo abbondanti, l’ulcera, la vecchiaia, l’insufficienza renale e l’assunzione di farmaci che possono alterare le funzioni digestive.

In generale la mancanza di ferro è associata a sintomi piuttosto riconoscibili, come eccessiva stanchezza, palpitazioni, angina, mal di testa e vertigini, pallore diffuso, fragilità ungueale, comparsa di piaghe e ragadi agli angoli della bocca.

Livelli alti di ferro: l’iperferritinemia

Meno consueta dell’iposideremia, l’iperferritinemia si verifica quando i livelli di ferro emoglobinico eccedono verso l’alto i parametri normali.

Si riscontra più frequentemente nei bambini che hanno ingerito accidentalmente massicce dosi di ferro, ma è associata anche a malfunzionamenti midollari e ad anemie emolitiche, all’epatite e alla cirrosi epatica. In questi casi si percepisce dolore alle articolazioni e si riscontra un ingrossamento di milza e fegato, associati a dolore addominale, aritmia o tachicardia.

Interferiscono con il ferro anche l’assunzione di alcuni medicinali, di alcool o di pillola contraccettiva.

Come effettuare l’esame della sideremia

Per prepararsi all’esame, è consigliabile non assumere grandi quantità di carni rosse o cibi contenenti ferro nelle 24-48 ore prima del prelievo, che deve essere effettuato a digiuno di almeno 10 ore.

Una volta ricevuto il referto, il medico valuterà i risultati e, ove necessario, indicherà se sia necessario approfondire con ulteriori analisi di ferritina, transferrina e TIBC (Total Iron Binding Capacity).

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